Verso la Grotta, guidati dall'arte
"Ripartire da Betlemme". Nei giorni del conflitto infinito tra Israele e Palestina appare ancor più evocativo il titolo della serata guidata del professor Vivaldelli al Palarotari, nel venerdì d'avvio di dicembre e alla vigilia dell'Avvento. A Betlemme, scelta da Dio per farvi nascere suo Figlio, il biblista rivano ci arriva partendo da Gerusalemme qualche mese prima della Natività quando quello stesso Dio, all'altare dell'incenso, cuore del Tempio, annuncia al sacerdote Zaccaria una paternità da togliere realmente il fiato. Sul doppio maxischermo del Palarotari lo vediamo vecchio, incredulo e pure afono, prima affiancato a sua moglie Elisabetta nel dipinto di Carlo Ceresa e quindi a braccia alzate nell'opera di Steve Creitz. Così Il Vangelo – in particolare il dettagliato racconto di Luca – si fonde all'arte, nel felice format già rodato da Vivaldelli in diverse altre serate (Dante a parte) offerte dalla Chiesa trentina, con l'organizzazione della Biblioteca diocesana. Lo sviluppo in sei episodi biblici – dall'annuncio a Zaccaria alle parole dell'angelo a Maria, la visita ad Elisabetta, la nascita del Battista, il censimento a Betlemme e la nascita di Gesù – segna un crescendo narrativo che porta il pubblico a scovare passo passo il disegno di Dio, l'Artista con la "A" maiuscola, nella Storia dell'uomo. Fin dai nomi – rammenta Vivaldelli – dei protagonisti: "Zaccaria" significa "Dio ricorda", Elisabetta "Dio ha giurato", Giovanni "Dio è misericordioso": un marchio indelebile nelle vicende personali attesta la fedeltà di Dio nei confronti del proprio popolo. A cominciare dal "Magnificat" di Maria al "Benedictus" di Zaccaria, "colonne" quotidiane della preghiera della Liturgia delle Ore, la premessa all'Incarnazione è un incalzare di momenti di stupore che vede anzitutto l'intreccio delle storie familiari delle cugine Elisabetta e Maria, dei loro sposi, dei figli unigeniti. Traspare la gioia dell'imponderabile nella corsa di Maria, "nuova arca dell'Alleanza", a visitare Elisabetta: "Se sei felice ti muovi di fretta" conferma Vivaldelli prima di guidare il pubblico, ancora una volta trasversale per età e mondi di riferimento, alla scoperta graduale della "Visitazione" del Pontormo con le protagoniste che non solo incrociano i loro sguardi ma al contempo interrogano lo spettatore. A commentare la scena Vivaldelli aggiunge le parole del benedettino Anselm Grün, secondo il quale "in ogni incontro si tratta di scoprire il mistero dell'altro e quando lo comprendiamo il bambino che è in noi sussulta".
Il movimento quasi impercettibile di Giuseppe e Maria verso il censimento, confusi nel quotidiano della folla dipinta dai Bruegel (vecchio e giovane) è il penultimo atto prima della mangiatoia di Betlemme. "Diede alla luce il suo figlio primogenito", racconta Luca. E mentre scorrono le pennellate straordinariamente luminose che connotano Gesù nelle molteplici "adorazioni" di Gerrit von Honthorst, Vivaldelli cita uno dei suoi "teologi preferiti", Hans Urs von Balthasar, che di questo trionfo di luce parla come "esplosione dell'eternità nel tempo". "Natale – aggiunge il pensatore svizzero - come festa del futuro, delle porte aperte, della mano tesa, del ponte gettato verso gli altri". Ecco perché ripartire da Betlemme
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