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Diario

Vivaldelli, il biblista che riempie i palazzetti - ilT 11 Dicembre 2022

A Mezzocorona oltre mille persone ad ascoltarlo «C’è fame di Dio e tanto desiderio di bellezza. Il pubblico? Trasversale»

Parla di Dio e ha schiere di fan come Madonna. La rock star, s’intende. Gregorio Vivaldelli, 55 anni, da Riva del Garda, quattro figli, una laurea in Teologia, un dottorato in Sacra Scrittura, docente a Trento all'Istituto Teologico Accademico e all'Istituto di Scienze Religiose «Romano Guardini». È uno dei più noti biblisti «laici» italiani. Ha pubblicato numerosi libri, alcuni dei quali assieme al biblista don Bruno Maggioni (1932-2020). Qualche titolo: «La Bibbia nella vita della famiglia»; «Piccolo dizionario biblico»; «Se di domenica la Parola – un laico commenta il Vangelo»; «ABC per la preparazione al matrimonio». Di questi la maggior parte tradotti in varie lingue. Quando parla di Bibbia oppure di Dante Alighieri, Gregorio Vivaldelli riempie i teatri e i palazzetti dello sport. L’altra sera, al «PalaRotari» di Mezzocorona c’erano più di mille persone e un buon numero è stato costretto a restare fuori.

Tutta questa folla di «discepoli», professor Vivaldelli è perché lei è un laico che parla di Dio o perché c’è fame di soprannaturale?

«Perché c’è fame di Dio. C’è tanto desiderio di bellezza. C’è desiderio di porsi quelle domande che la routine quotidiana spesso allontana. In realtà c’è una grande sete di senso su ciò che Dio significa nella nostra esistenza».

Sabino Acquaviva, nel 1961 pubblicò un saggio che divenne un best-seller: «L’eclissi del sacro nella civiltà industriale». Fu un profeta, in quella direzione. L’apice dell’abbandono della pratica religiosa si è toccato sul finire del XX secolo. Oggi, taluni segnali, paiono indicare un’inversione. È proprio così?

«Esattamente. Se da un punto di vista formale si verifica un certo disinteresse nei riguardi del sacro, in realtà nella coscienza delle persone si nota una nostalgia profondissima che sta emergendo anche in conseguenza di grandi eventi drammatici come la pandemia o la guerra».

Le sciagure dell’umanità portano, quindi, alla ricerca di Dio?

«Di certo hanno fatto rigermogliare domande di significato dell’esistenza».

È un ritorno a una religiosità tradizionale o siamo di fronte a un nuovo tipo di approccio?

«Probabilmente c’è il desiderio di riscoprire una religiosità che dia senso alle nostre relazioni fondamentali: quella con Dio ma anche quella con noi stessi. Senza tralasciare le relazioni con gli altri e con il creato».

Che cosa le chiede chi viene ad ascoltarla e riempie i teatri?

«Un grande desiderio di bellezza che possa dire una parola di speranza. A ciascuno: sia esso una casalinga o un professore, un giovane come un adulto. La cosa interessante è la trasversalità del pubblico che partecipa a queste serate».

Si diceva, un tempo, che la religione, oltre che «oppio dei popoli» (copyright Karl Marx) serviva da anestetico alle classi più deboli. Tuttavia, nelle società post industriali pare che oggi attragga maggiormente la middle class. È così?

«Non neghiamo un certo disorientamento, innanzitutto. Dante parlerebbe di “selva oscura”. In ogni caso, l’uomo ha bisogno di un orientamento e, inconsapevolmente, lo cerca. Lo cerca in diverse modalità, ma pur sempre rivolgendosi a quelle fontane dalle quali ritiene possa sgorgare acqua potabile. Esiste una sete profondissima nel cuore di ciascuno. Segnatamente nel cuore di quelle persone che vivono non solo una povertà materiale ma anche esistenziale».

C’è paura che di là ci sia qualcosa o si teme che «dopo» ci sia solo il nulla?

«Si vorrebbe dare voce a quel desiderio di eternità a cui non si sa più dare un nome. A quel desiderio che le nostre relazioni più significative non abbiano nella nostra morte l’ultima parola. Bensì la penultima. C’è un desiderio di eternità perché tutti noi vorremmo che ciò che vale duri per sempre».

Di solito si pensa che a parlare di Dio, di religione, di Bibbia, debba essere un prete. Perché un laico, come lei, ha deciso di occuparsi di questi temi?

«Il mio amore per la Parola di Dio è maturato nell'Associazione Via Pacis. Potendo poi studiare teologia e, avendo avuto la possibilità di essere inviato a Roma dalla diocesi di Trento ad occuparmi di questi temi, ho potuto esplorare i depositi di bellezza, di ricchezza, di argomenti in grado di intercettare le domande dell’umanità di sempre. Ora, in quanto laico, cerco di mettere in queste condivisioni l’esperienza di una quotidianità come luogo nel quale queste domande possono trovare una risposta».

Lei è sposato, ha quattro figli. In famiglia come hanno preso questa sua professione di «biblista»?

«Normalmente. Anzi, devo dire che mia moglie è la persona più convinta di quello che faccio. È stato più che altro un percorso naturale, dentro al quale si è sviluppata la possibilità di svolgere una professione che, per quanto mi riguarda, è l’occasione preziosa per condividere i tesori che sono venuto a scoprire. E non soltanto attraverso lo studio».

Lei è anche un appassionato di Dante. Che cosa lega la Divina Commedia alla Bibbia?

«È quasi una conseguenza. Anche filosofi e altri teologi si sono confrontati col messaggio dantesco. Leggendo la Divina Commedia ci si accorge di quanto Dante abbia attinto non solo al patrimonio della cultura latina e classica, ma anche alla grande tradizione giudaicocristiana. Nella Divina Commedia, infatti, il percorso di Dante ha un punto di arrivo ben definito: la contemplazione del mistero della Trinità: l'amor che move il sole e l'altre stelle».

A scuola non si insegnano più, o sempre meno, la storia e la geografia. Che senso ha continuare ad insegnare la religione?

«Le domande che vengono rivolte agli insegnanti di religione sono moltissime. E devono intrecciarsi con le grandi questioni che anche oggi si pongono alle nuove generazioni».

A rischio di violare la sua sfera privata: lei è felice?

«Ho la grande grazia di essere felice per quello che sono. La possibilità di condividere queste cose mette nella mia esistenza tanta gioia. E quindi, sì, sono felice».

Testo di Alberto Folgheraiter

Articolo pubblicato su: ilT, Domenica 11 Dicembre 2022.

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