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Diario

La Divina Commedia: patrimonio di umanità - L'Arena

L'esperienza dell'esistenza come cammino che aspira ad una meta.

La ricorrenza del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta è un invito a lasciarsi coinvolgere dalla grande bellezza della Divina Commedia per guardare con realismo al presente, elaborare con sapienza il passato e aprirsi con coraggio al futuro. Ed è particolarmente significativo poterlo fare nel capoluogo scaligero, storica e vivace “città dantesca”, nella quale da alcuni anni ho l’onore di poter condividere il fascino e l’attualità della Divina Commedia grazie alle serate-evento promosse al Teatro Ristori dal Comitato di Verona della Società Dante Alighieri.

All’inizio del primo canto dell’Inferno Dante afferma che in ogni istante della «nostra vita» quotidiana esiste sempre una direzione giusta da prendere, esiste una «retta via», ma esiste anche il rischio costante di “s-viarsi” e perdere l’orientamento: «Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura,/ché la diritta via era smarrita» (If I,1-3). Dante, “profeta di speranza” (papa Francesco), nell’ultimo canto del Paradiso descrive il punto di arrivo del suo viaggio: l’amore misericordioso del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo riversato in abbondanza sull’umanità e l’intero creato, avvolgendo in un unico abbraccio appassionato tutto il nostro “aldiquà”: «Nel suo profondo vidi che s’interna/legato con amore in un volume,/ciò che per l’universo si squaderna» (Pd XXXIII,85-87). Sospesi nell’immane tragedia dell’emergenza sanitaria COVID-19, la prospettiva dantesca dell’eternità amorevole ci dona di sperimentare l’esistenza umana come un “cammino” avente uno scopo, una méta, un significato – e non come una bolla di sapone in balìa del vento, destinata improvvisamente a scomparire nel nulla.

Si discute tanto di progresso tecnologico e digitale: raramente si parla di “progresso umano”, di strategie atte a rendere “più umane” le nostre relazioni interpersonali, sociali, politiche ed economiche. Leggere la Divina Commedia può rivelarsi un vaccino efficace per contrastare la pandemia dell’arroganza, dell’egoismo, della volgarità e della violenza aumentando il “tasso di umanità” delle nostre relazioni: Considerate la vostra semenza:/fatti non foste a viver come bruti,/ma per seguir virtute e canoscenza» (If XXVI,118-120). Con un discorso lungimirante, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha evidenziato come la Divina Commedia sia uno straordinario promotore di umanità: «Al netto della complessità, delle potenti raffigurazioni allegoriche, della sofisticata costruzione letteraria, la Commedia parla, all’uomo, dell’uomo. È uno specchio di passioni, cadute, aspirazioni e ambizioni. Un viaggio senza tempo e senza spazio che attraversa, come un bisturi affilato, i recessi più misteriosi dell’animo umano».

Prima di essere patrimonio dell’umanità, la Divina Commedia è soprattutto patrimonio di umanità: mostra che lo scopo della vita umana non è vincere, avere successo, conquistare posti di potere e pretendere che siano gli altri a cambiare. Per la Divina Commedia si è pienamente umani quando si cerca di condividere, servire ed evolvere vincendo il male con il bene, nella consapevolezza che – per migliorare il mondo – l’unico essere umano che possiamo cambiare siamo noi stessi: «“Miserere di me”, gridai a lui» (If I,65). In questa prospettiva, davvero «la Commedia è un libro che tutti dovremmo leggere. Non farlo significa privarci del dono più grande che la letteratura può farci» (Borges).

Articolo pubblicato su: L'Arena,  Sabato 26 giugno 2021.

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